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Uscire insieme dall’emergenza coronavirus

Maggioranza e opposizione uniti per il bene della comunità cittadina. Un esempio per la politica nazionale da Vedano Olona, in Lombardia. Intervista al sindaco Cristiano Citterio.

Angela Grassi Fonte: CITTA' NUOVA

9 maggio 2020 Cristiano Citterio, sindaco al secondo mandato di un comune di 7.400 anime a 8 km della Svizzera, un chimico prestato alla politica locale, è alle prese come tanti suoi colleghi lombardi con la complessa gestione dell’emergenza sanitaria che, seppur in misura più contenuta rispetto ad altre aree, ha interessato anche la provincia di Varese e non ha risparmiato neanche il suo paese. Cristiano CitterioNel culmine delle operazioni, dopo aver assicurato l’assistenza alle famiglie in isolamento, comunicato alla popolazione attraverso video e social network, altoparlante, pannelli luminosi le mutevoli disposizioni di governo e regione, ha pensato di convocare la conferenza dei capigruppo per proporre alle due liste civiche che compongono il Consiglio comunale la sottoscrizione di un documento congiunto. Una semplice lettera indirizzata a tutta la popolazione in cui maggioranza e minoranza insieme invitavano le persone a rimanere a casa, ringraziavano i lavoratori, in primis i medici di famiglia e gli operatori sanitari delle due Rsa, e invitavano i concittadini a donare secondo possibilità una somma per le famiglie particolarmente colpite dalla crisi economica. Una lettera però che, a memoria degli interessati, non era mai stata scritta prima e che metteva da parte ogni rivalità per collaborare insieme nell’interesse del paese. Da questa iniziativa i due capigruppo sono poi riusciti anche ad assemblare un video-collage in cui tutti, sindaco assessori e consiglieri, pronunciando una parola ciascuno, incoraggiavano il paese a farsi forza e reagire positivamente. Il messaggio è stato un grande successo con oltre 2700 visualizzazioni e l’esperimento è stato ripreso dalla stampa locale come evento storico. Ne abbiamo parlato con il sindaco Citterio. Come hanno risposto i suoi concittadini? Nell’ultimo consiglio comunale (in videoconferenza e diretta streaming, in ottemperanza al divieto di svolgere riunioni) mi sono complimentato con i consiglieri per la loro iniziativa che ha portato in pochi giorni a raccogliere oltre 1.500 € da destinare alle famiglie in difficoltà, perché mi sono accorto che non erano consapevoli di aver fatto una grande cosa. Di aver dato cioè una lezione alla politica nazionale, sempre litigiosa e spesso dedita a sterili polemiche, e che anche dal nostro piccolo borgo di provincia poteva partire un messaggio concreto per cambiare un sistema che sta allontanando, ahinoi, molti dalla politica a tutti i livelli. Non ci aveva mai provato prima di allora? In realtà non è stata la prima esperienza di condivisione. In dicembre, durante il consiglio comunale aperto dedicato all’insediamento del sindaco delle ragazze e dei ragazzi (in realtà una sindaca, Sabrina, ndr), avevamo presentato una mozione per l’adozione del “Manifesto della comunicazione non ostile”, un impegno declinato su più ambiti per abbassare i toni e utilizzare la parola, soprattutto online ma non solo, per costruire qualcosa e non denigrare qualcuno come invece spesso accade. La mozione passò all’unanimità grazie alla collaborazione tra i due capigruppo e, davanti ai 13 piccoli consiglieri che ci affiancavano, sentii l’esigenza di sottolineare l’eccezionalità dell’evento perché capita di rado che gli adulti si trovino d’accordo. Un’iniziativa, quella dell’adesione al Manifesto, che è stata proposta anche dal coordinamento lombardo del Mppu (Movimento politico per l’unità) e che ha incontrato il favorevole accoglimento, pur con formule diverse, in molti altri comuni. Da dove nasce questa consapevolezza? Fondamentale l’esperienza di Co-governance nel gennaio 2019 e Loppiano Lab nell’ottobre dello stesso anno. Devo ringraziare tantissimo i miei due concittadini Giampaolo e Lucia per avermi segnalato, per tempo, questi due eventi di confronto con altri amministratori da tutto il mondo. È stata un’esperienza intensa che mi ha arricchito molto, che mi ha incoraggiato a mettere in pratica la fraternità anche in politica, anche nel consiglio comunale del mio paese. Conoscere tanti sindaci che affrontavano le mie stesse difficoltà, veder applicate buone pratiche di partecipazione e coinvolgimento, confrontarsi con esperienze di successo pur dall’altra parte del mondo, mi ha incoraggiato a provarci con maggiore decisione. Il tutto nel rispetto reciproco dei ruoli istituzionali e delle prerogative di ciascuno. Consiglierebbe anche ad altri suoi colleghi sindaci di provarci? Certo, anche se non c’è una ricetta unica valida per tutti. Ognuno conosce la propria realtà e deve trovare gli strumenti giusti, ma vale senz’altro la pena provarci sia che ci si trovi in maggioranza che all’opposizione. Quest’ultima poi è una scelta che deve essere rinnovata e valutata volta per volta su basi oggettive e pensando al “bene comune”, non deve diventare un cliché. Però in qualche caso può essere veramente difficile, come mi è capitato nel precedente mandato e come sento dai racconti di alcuni miei colleghi. Ma il risultato quando arriva ripaga tutte le fatiche e porta a un risultato ben più grande delle aspettative. I prossimi passi? Una volta usciti da questa crisi sanitaria, ci saranno da ricostruire su nuove basi le relazioni sociali, ripensare ai momenti di aggregazione, riavvicinare le persone seppure con modalità differenti, abbattere diffidenze, infondere la fiducia in un futuro migliore per cui il lavoro per gli amministratori locali non mancherà. Anche i semplici cittadini però possono fare tanto. So che i nostri instancabili Giampaolo e Lucia,  prima di questa emergenza, stavano raccogliendo firme da un po’ tutte le componenti della nostra comunità per l’adesione all’associazione Città per la Fraternità e con l’intenzione di portarla avanti come progetto condiviso e bipartisan. Sarebbe un’occasione notevole per il nostro Comune per fare rete, ampliare le vedute e scambiare idee e buone pratiche con altre realtà come la nostra. Progetti per il futuro? È un po’ troppo presto per parlarne. Ho ancora davanti 4 anni intensi di impegno per il mio Comune e tanti progetti da realizzare insieme alla mia meravigliosa squadra e ai miei esigenti concittadini. Infatti oltre al programma amministrativo, avendo sempre fatto della partecipazione il nostro tratto distintivo, sono tante le sollecitazioni che ci giungono in corso d’opera e a cui volentieri aderiamo come è stato per la “panchina rossa” di sensibilizzazione contro la violenza di genere. O “l’angolo del dono”, un’idea della nostra concittadina Silvana ancora da portare a termine, ovvero una porzione di un giardino pubblico dove chi ha ricevuto qualcosa in forma anonima, piccola o grande che sia come può essere la donazione di un organo, può fermarsi a riflettere e ringraziare. E magari qualcun altro può essere portato a considerare che niente dà più gioia che donare qualcosa agli altri: sia esso un bene materiale, del tempo o un gesto di attenzione. Sogni nel cassetto? Mi piacerebbe attivare il senso civico dei cittadini, nel senso di renderli consapevoli delle tante iniziative che possono intraprendere da soli senza necessariamente aspettare, magari lamentandosi, che qualcuno debba farlo per loro. Sacrosanta la democrazia rappresentativa, ma dobbiamo essere tutti consapevoli che possiamo, dobbiamo, avere la possibilità di avere noi un ruolo attivo nella società e nella vita politica. E che se quest’ultima non ci piace, se la rappresentazione che ci viene dalla televisione ci ripugna, la possiamo cambiare: con il voto ma anche iniziando fuori dall’uscio di casa, dando noi stessi il buon esempio, modificando i nostri stili di consumo, i nostri acquisti, diventando attori in prima persona della gestione della cosa pubblica. Che è la più alta forma di carità, come amava ricordare Paolo VI. Se però è sbagliato farlo per interesse, non dobbiamo approcciarci neanche tanto per senso del dovere, ma piuttosto per amore verso il prossimo e per lasciare in eredità ai nostri nipoti un mondo migliore di come l’abbiamo avuto in prestito noi.

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